In questo articolo David Luvarà, membro della Tribù spirituale di Love Shaman Way, ti parla della pianta nativa proveniente dalla foresta amazzonica, chiamata Sananga.
Il mio incontro con il Sananga
Come iniziare a parlarti di questa pianta così affascinante e miracolosa?
Prima di addentrarmi nella spiegazione scientifica e tecnica del Sananga, vorrei raccontarti della mia esperienza diretta con questa Pianta Nativa, che viene definita “il collirio della foresta Amazzonica”.
Lo provai per la prima volta molti anni fa durante un lavoro con l’Ayahuasca, infatti molti popoli nativi lo usano per “chiudere” le cerimonie di Ayahuasca.
Il nostro primo incontro fu di amore e odio!
Eravamo quasi alla fine della sessione con la abuelita Ayahuasca ed ecco che arriva il momento del Sananga.
Avevo ascoltato con attenzione le spiegazioni che erano state fatte dal conduttore prima della cerimonia: “…sentirai un intenso bruciore, mi raccomando di respirare e portare l’attenzione al tuo respiro per non sentire molto il bruciore della pianta…”
Quindi ero, dico per dire, preparato all’esperienza, sapendo che avrebbe causato un po’ di bruciore.
In passato mi ero preparato a quest’esperienza senza ancora saperlo in verità: da buon calabrese amo il peperoncino e una volta a casa di mamma feci il grande errore di togliermi le lenti a contatto dopo aver toccato del peperoncino fresco…
Quando il conduttore mi disse dunque “stenditi e chiudi gli occhi”, mettendomi le due gocce sulle palpebre, mi tornò alla mente quella scena di quando ero ragazzino, con il peperoncino… e poi al comando “apri gli occhi e poi richiudili”, ecco arrivare un grande e intenso bruciore, nemmeno paragonabile a niente che avessi sperimentato prima… così intenso e pungente da non riuscire quasi a respirare.
In quel momento, ricordandomi le indicazioni del conduttore, spostai la mia attenzione prima sul respiro e poi all’altezza del mio terzo occhio, nel centro della fronte.
Da lì è sbocciato l’amore per questa pianta: iniziai ad avere visioni idilliache di tanti mandala dai colori bellissimi che si aprivano davanti a me. Ero ancora con gli occhi chiusi, sentivo la vibrazione dell’acqua invadere tutto il mio corpo e mano a mano che il bruciore scemava, permaneva in me un grande senso di tranquillità e pace.
Una grande sensazione di pulizia circolava per tutto il mio corpo, come se il Sananga stesse finendo il lavoro di pulizia già iniziato con le altre piante.
Una grande sensazione di unione con le parti più profonde di me e con il divino.
Essendo il Sananga una pianta presente nelle cerimonie di Love Shaman Way, dopo averla utilizzata così a lungo, ad Aprile di quest’anno abbiamo deciso di andare a conoscerla nel suo habitat naturale.
Ci siamo recati nella Foresta Amazzonica del Brasile, dove siamo rimasti circa dieci giorni con il popolo nativo Noke Kui, per studiare ancora più in profondità questa e altre piante native.
È stato meraviglioso vedere come viene preparata, e assumerla nel suo habitat naturale.
Qui la pianta è ancora più potente, si sente la forza della foresta.
Durante una delle cerimonie di Ayahuasca ho avuto, grazie al Sananga, tra le visioni più belle che abbia mai sperimentato e una forte sensazione di appartenenza al tutto, ricevendo inoltre utilissime informazioni sulla mia vita e sul lavoro da compiere.
Il lavoro fatto con il Sananga e le altre piante nei giorni di permanenza nella Selva Amazzonica è stato veramente qualcosa che ha cambiato ancora più in profondità la mia vita.
Infine c’è stata anche la bella soddisfazione di poter preparare la nostra speciale formula del Sananga Love Shaman Way, assieme ai curanderos nativi, mettendoci tanto cuore e tanta gioia!
Ma cos’è il sananga?
Il Sananga è una medicina della foresta, estratta dalle radici e dalla corteccia della Tabernaemontana Undulata, un genere di piante floreali della famiglia delle Apocynaceae, usata da molte tribù native della foresta amazzonica. I più conosciuti sono i Kaxinawa i Noke-Kui e Yawanawà, tribù del bacino amazzonico del Brasile, e i Matses, tribù del bacino amazzonico peruviano.
Questa pianta ha molti principi attivi, tra questi si crede sia presente anche l’Ibogaina, anche se non ci sono studi scientifici che confermino questa ipotesi.
Questa potente Medicina Sacra è usata principalmente per curare problemi tanto fisici quanto energetici e spirituali. Agisce aprendo la mente e facendo chiarezza, “pulendo” da tutte le energie dense e da quelle che creano distrazione, facendo sì che nasca una nuova maniera di percepire le cose e un nuovo modo di centrarsi, attraverso una visione chiara delle problematiche più profonde della persona.
Usi ed effetti del Sananga
Lo spirito di questa medicina aiuta a eliminare in maniera profonda tutti i blocchi a livello energetico, fisico, emozionale e spirituale.
Il Sananga riallinea, armonizza e aumenta l’energia, aiutando ad andare alla radice di sintomi, malattie e blocchi, portando equilibrio. Accresce la capacità di focalizzazione, pace e tranquillità nella mente.
Espande la visione spirituale e la coscienza.
Oltre tutto ciò, questo potente collirio ha proprietà terapeutiche per un grande spettro di problemi oculari tra i quali:
- Miopia
- Percezione dei colori
- Definizione delle immagini
- Glaucoma
- Cataratta
- Alcuni casi di perdita di visione
Utilizzato molto in combinazione con il Romè e con l’Ayahuasca, accresce il processo visionario e di intuizione spirituale.
Inoltre questa medicina viene usata dai nativi per stati febbrili, avendo proprietà emetiche, diuretiche, e di cura di molti altri tipi di malattie comuni, come problemi della pelle (dermatiti); è di aiuto in presenza di problemi dentali e reumatismi.
Molti studi scientifici sono in corso tutt’oggi, volti ad approfondire i differenti usi di questa pianta medicinale.
Tradizionalmente, dai popoli nativi, questa medicina è usata come strumento importante e fondamentale nelle battute di caccia, perché aumenta la percezione e la concentrazione, aiutando a individuare movimenti sottili nella selva amazzonica (Lambert et Al 2010).
Allo stesso tempo il collirio può aiutare i cacciatori ad avere visualizzazioni della preda e delle piante che devono essere cacciate e trovate (Lambert et al 2010)
Durante le battute di caccia il Sananga viene spesso accompagnata al Kambò, che aiuta ad aumentare ancora di più le capacità di caccia. Si tenga in considerazione che la caccia e la pesca per molte tribù native sono l’unico mezzo di sopravvivenza in un territorio così ostile, per questo motivo i nativi usano tutto quello che è a loro disposizione per accrescere e migliorare le loro capacità. L’uso di queste medicine li aiuta a superare tutte le difficoltà della selva e allo stesso tempo dona loro una grande capacità visionaria per trovare molto più facilmente le prede da cacciare.
Origini, creazione e modalità di applicazione
Come dicevamo precedentemente il Sananga è fatto dalle radici e dalla corteccia delle piante di Tabernaemontana Undulata, che cresce principalmente nella zona di Acre, Brasile, e in altre Paesi Sudamericani. È conosciuta come “Mana Heins” dal popolo Kaxinawà Brasiliani e “Bacchete” dai Matses del Perù.
Questa pianta appartiene alla stessa famiglia dell’Iboga (Tabernanthe Iboga) (Konig er al. 2015).
Le radici e la corteccia di questa pianta vengono prima ridotte in polvere e poi colate varie volte attraverso un colino di cotone per poi essere finalmente estratte in forma di succo liquido che poi viene usato in vari modi dai nativi.
Principi attivi ed effetti
Con una grande quantità di principi attivi e alcaloidi, si pensa che il Sananga contenga il potente principio attivo Ibogaina anche se questo dato ancora non è stato confermato scientificamente. Oltre l’Ibogaina altri alcaloidi presenti nella pianta sono: Coronadine, quebrachidine, heyneanine, 3-hydroxycoronaridine, ibogamine e voacangine (Van Beek et al 1984; delle Monache et al. 1977)
Principali usi della pianta
- Collirio (dalle molte indicazioni, è la forma più utilizzata)
- Cura dell’alitosi
- Cura della candida vaginale
- Vomitivo
- Calmante e chiarificatore per la mente
- Accrescitivo della profondità negli stati meditativi
- Migliorativo dei sogni lucidi
- Stimolante l’eliminazione di energie stagnanti
- Migliorativo della vista
- Migliorativo dell’intuizione
Dosaggio
Ovviamente quando si lavora con le Piante Sacre, il dosaggio è qualcosa che si deve tenere in considerazione, tuttavia bisogna fare una premessa importante, nello sciamanesimo più che le quantità o il dosaggio di una pianta sacra, vige la legge dell’intenzione e del sentire sottile.
È fondamentale avere un intento. Lavorando concentrati su di esso, la pianta aiuta a fare chiarezza su quell’aspetto della vita che si vuole osservare più in profondità.
Per dare un’idea, una sola goccia di Sananga per occhio è sufficiente per una potente sessione di cura.
Si raccomanda sempre l’uso del Sananga in modo sacro, in uno spazio protetto.
Non è una sostanza da assumere con leggerezza e inesperienza, perché lavora a livello profondo smuovendo in modo potente “tossine” che si sono cristallizzate nel corpo, nella mente e nell’anima in modo sottile. Pertanto è fondamentale essere seguiti e supportati da persone esperte nell’uso e somministrazione.
L’effetto acuto del Sananga dura circa 10-15 minuti, mentre l’effetto a livello sottile può durare anche vari giorni.
È fondamentale l’applicazione delle gocce in entrambi gli occhi per bilanciare l’emisfero destro e quello sinistro del cervello.
Ciò che si avverte immediatamente dopo l’applicazione è un grande bruciore agli occhi, come avendo messo del peperoncino.
Dopo pochi istanti il bruciore inizia a diminuire, una tecnica efficace per diminuire il bruciore agli occhi è portare l’attenzione al respiro.
Quando diminuisce il bruciore si inizia a percepire l’eliminazione di blocchi sottili, soprattutto all’altezza del terzo occhio, si amplifica la visione e il corpo si rilassa.
Si possono avere visioni e percezioni a livelli più profondi, e molta chiarezza mentale.
Alcune informazioni di questo articolo prendono spunto dall’articolo di Milton Narvaez & Simon Scott